Scelta e convenienza: dalla pizza a tutto il resto

Compiere una scelta è a volte molto più complicato di quanto si possa immaginare, e l’esito lascia aperti dei dubbi a cui è difficile dare risposta. Quale è la scelta più conveniente da compiere in ciascuna situazione? tale scelta corrisponde a ciò che può sembrarci più conveniente dal punto di vista personale o si tratta solo di una convenienza relativa, imposta dal contesto in cui si compie? Quindi le nostre azioni sono frutto della nostra volontà oppure determinate da chi ha la possibilità di creare il contesto di regole entro le quali si sceglie?
Il problema non è molto chiaro, per cui è meglio presentare un esempio.
Supponiamo di trovarci con degli amici a mangiare una pizza: la regola imposta dal locale prevede che si paghi “alla romana”, ovvero si somma il totale e si divide per quanti siedono a tavola.
Se non fosse per quest’ultima postilla ognuno sceglierebbe la pizza che gli piace di più o sarebbe libero, al fine di risparmiare, di prendere il gusto più semplice: in ogni caso pagherebbe quanto consumato.
Nel nostro caso invece chi sceglie una pizza dal prezzo più basso rischia di pagare più di quanto consumato se gli altri dovessero chiedere più costosa, caricando il costo sugli altri.
Sceglieranno tutti la pizza meno costosa oppure no? In ogni caso cosa sarà più conveniente scegliere?
Semplifichiamo il problema supponendo al tavolo si siedano solo due persone (che chiameremo A e B) e che le pizze disponibili siano solo di due tipi, una classica margherita da 5 euro e la capricciosa da 7 euro.
Le possibili scelte sono le seguenti:
– A e B scelgono la margherita: entrambi pagano 5 euro per una pizza da 5 euro, il bilancio è per entrambi zero.
– A e B scelgono la capricciosa: entrambi pagano 7 euro per una pizza da 7 euro, il bilancio è per entrambi zero.
– A prende una margherita e B una capricciosa: pagano entrambi 6 euro ma A paga 1 euro in più rispetto a quanto consumato, mentre B paga 1 euro in meno. Il bilancio è -1 per A e 1 per B.
– A prende una capricciosa e B una margherita: la situazione è simmetrica rispetto alla precedente: il bilancio è 1 per A e -1 per B.

La situazione si può sintetizzare mediante la seguente tabella:

B prende una margherita B prende una capricciosa
A prende la margherita (0, 0) (-1, 1)
A prende la capricciosa (1, -1) (0, 0)

I più preparati possono riconoscere in questo problema una variante del dilemma del prigioniero, ma qui è stata “inventata” una formulazione alternativa più “simpatica”, per il piacere di risultare comunque originali. Per chi invece non conoscesse l’argomento sottolineiamo che, benché sembri un argomento faceto, stiamo parlando di una disciplina seria, nota come “Teoria de Giochi” che ha ampie applicazioni in campo economico, nelle scienze sociali e in biologia, e che ha fruttato anche dei premi Nobel.
I due si siedono al tavolo e nel momento di ordinare A pensa “mi converrà scegliere la margherita? Potrebbe convenire se anche B fa lo stesso, altrimenti rischio di rimetterci”. Nello stesso momento anche B penserà lo stesso. La convenienza della scelta dipende anche dalla scelta dell’altro: potranno contare su un reciproco e tacito accordo oppure no? Nel momento di scegliere A arriverà alla conclusione che “se B prende la margherita a me conviene prendere la capricciosa: pagherò 6 euro per una pizza da 7, ma se dovesse scegliere la capricciosa non posso scegliere la margherita perché pagherei 6 euro, per una margherita che ne costa 5, perciò prendo la capricciosa”.
Anche B arriverà alla stessa conclusione, quindi entrambi prenderanno la capricciosa. La cosa “stupefacente” è che in questo modo il bilancio dei due sarà per entrambi 0, lo stesso risultato che avrebbero ottenuto prendendo una margherita: la loro possibilità di scelta però è limitata alla capricciosa.
Quale è la conseguenza di ciò? Prendere due margherite o prendere due capricciose dovrebbe essere equivalente. Invece la scelta non può essere altra che capricciosa per entrambi: il contesto ha determinato la scelta dei due che non sono stati liberi di agire i base al loro arbitrio.
Chi ci guadagna invece è il gestore del locale, cioè colui che ha imposto questa regola e che venderà le pizze più costose ottenendo un maggior margine di guadagno!
La conclusione a cui si è giunti chiarisce la domanda iniziale: siamo liberi di compiere le scelte in base a quanto riteniamo più giusto oppure è il contesto che ci guida? La risposta in buona sostanza è che chi è in grado di stabilire le regole manipola la nostra volontà.
In una situazione diversa avremmo potuto fare altre scelte: è la capricciosa la pizza che veramente desideriamo oppure no? Il gestore della pizzeria, imponendo che si paghi “alla romana” sa che in questo modo guadagnerà di più, dandoci comunque l’illusione di poter scegliere dal menù che ci ha presentato.
La risposta è che si è veramente liberi solo se si ha la possibilità di scegliere le regole con le quale si partecipa, mentre quando si è imprigionati in uno schema di regole fisse non si hanno scelte oltre quelle previste come conseguenza dallo schema stesso.
Tale risultato si può applicare certamente nel momento in cui si va a mangiare una pizza, ma non abbiamo fatto tanto lavoro per così poco: proviamo ad applicarla in altri contesti, quando per esempio paghiamo le tasse: è ovvio che conviene non pagarle affatto e sfruttare i benefici a cui lo Stato permette di accedere (sanità, giustizia, ecc.), ma come nella logica applicata in precedenza la cosa più conveniente da fare sarà data dal meccanismo: basterebbe quindi creare un meccanismo per il quale la cosa migliore sia pagare le tasse, e tutti sarebbero dei contribuenti onesti (Problema del Free Rider).
Si tratta quindi di un principio applicabile in una svariata quantità di situazioni: chi è in grado di scegliere “le regole” può ottimizzare il proprio tornaconto. La capacità di padroneggiare con questi tipi di ragionamenti risulta quindi di grande utilità per le aziende, il cui obbiettivo è il rendimento economico,sia mentre giocano la “loro partita” nella competizione con altre aziende, che al loro interno creando una struttura organizzativa, un insieme di regole interne esplicite o di fatto, tali da massimizzare il rendimento dei propri dipendenti. I dipendenti, una volta inseriti in questo insieme di regole inizieranno a loro volta la loro partita allo scopo di massimizzare il proprio tornaconto, senza rendersi conto che i loro obiettivo in realtà è obbiettivi del proprio datore di lavoro, il loro comportamento è quello previsto dallo schema prestabilito, e che li condurrà ad un vantaggio pari a zero.